Comunicare la città sostenibile: il presente che seminiamo è il futuro che ci coglierà
Ha avuto inizio attraverso una videochiamata la narrazione di una nuova storia, per Piacenza. Il progetto “Comunicare la città sostenibile“ (da qui il blog Ecopiace), promosso da ACRA con la collaborazione del Comune, vuole parlare dell’impatto di ciò che portiamo a tavola e mettere in discussione un sistema agroalimentare alternativo. Gli incontri online offriranno a 8 giovani cittadini la testimonianza di progetti di sicurezza alimentare e agroecologia e gli insegnamenti di esperti della comunicazione.
Saranno loro nelle prossime settimane a riportarci la narrazione di problemi e soluzioni che affliggono il futuro del nostro cibo, in conseguenza della corrente crisi climatica. I loro strumenti saranno Video Partecipato e Citizen Journalism, grazie agli esperti di zaLab e Officine Gutenberg.
“Vent’anni fa i mandorli non fiorivano prima della fine di febbraio” ci ricorda Matteo Petitti, di Semi Rurali, in questo primo appuntamento. Gli effetti del riscaldamento globale sono infatti già visibili, e non è che l’inizio. Escursione termica più estrema, meno notti di gelo, più siccità estiva, ed eventi estremi come allagamenti o tempeste sono sempre più frequenti, secondo UNFCCC e ISPRA. E se a noi i cambiamenti toccano, il Sud globale ne viene travolto.
Quando si parla di riscaldamento globale, infatti, si parla della temperatura media registrata a livello mondiale, ma in fascia equatoriale, zone isolane e costiere e aree più fragili questa arriva ad avere conseguenze radicali. Per loro, la Nazioni erette sulle spalle altrui devono essere risolute nell’applicare soluzioni tempestive.
“Se le emissioni di CO2 frutto della produzione di 1kg di legumi sono equiparabili a quelle di un viaggio in macchina di un paio di chilometri, quelle risultato di 1kg di manzo sarebbero oltre 60.” Per calcolare l’impronta ambientale di un prodotto o un servizio si usa l’Analisi del ciclo di vita LCA, che vuole sfidare estrazione, trattamento e smaltimento. Ad oggi si stima che oltre a un quarto delle emissioni globali siano frutto del settore alimentare, considerando anche deforestazione, produzione, packaging, distribuzione e persino spreco.
Questo è frutto di sistemi alimentari lineari, che propongono un ciclo aperto e non sostenibile, cui ci siamo fin troppo abituati. Le risorse, che da piccoli ci hanno insegnato essere preziose, hanno tutto un altro valore nella produzione di massa, che per prima dovrebbe dilettarsi nella ricerca di modelli più virtuosi, spronata da un mercato responsabile e consumatori preparati.
L’obiettivo delle piante non è poi diverso dal nostro: crescere, riprodursi e tramandare informazioni. Dopo aver registrato il cambiamento stagione per stagione i mandorli dimostrano di adattarsi: il potenziale di adattamento delle colture può essere sorprendente! Anche per questo biodiversità, agricoltura biologica ed agroecologia sono importanti, così come educazione e politiche coordinate.
Gli obiettivi europei per il 2020 sono stati raggiunti e ora l’Unione si propone la riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2050, ma dobbiamo essere più ambiziosi. L’unica speranza per contenere il riscaldamento globale sotto alla pericolosa soglia del 2°C è quella di azzerare le emissioni entro allora, per poi agire in ammenda.
I modelli climatici più ottimisti contano su biocombustibili e tecnologie di cattura ed immagazzinamento dei gas serra, ma questi si trovano solo ad uno stato di sviluppo e distribuzione prematuro ed al momento non possiamo affidarvi il nostro futuro. Con “emissioni”, poi, non si parla solo di CO2, ma anche di metano CH4, frutto di estrazioni o fermentazione, e protossido di azoto N2O, da combustibili fossili e agricoltura intensiva. Inoltre, quello del Cambiamento climatico è solo uno fra i Limiti del pianeta PB superati che ad oggi preoccupano gli esperti. Perdita di biodiversità, Flussi biogeochimici di azoto e fosforo e Uso del suolo sono gli altri parametri più critici.
I consumatori del XXI secolo sono così investiti della responsabilità maggiore di pretendere di meglio, perché anche comprare e mangiare possono essere un atto civico e politico. L’informazione e l’educazione assumono quindi un ruolo essenziale, anche nei confronti del Food. Uno Stato sociale, solidale e stabile poi deve essere in grado di garantire la sicurezza alimentare, ma per questo sono necessari sistemi alimentari sostenibili, circolari e trasparenti, e agricoltura sociale e di prossimità, a promozione e riscoperta del valore naturale locale. I modelli economici devono essere pronti al cambiamento, perché il Cambiamento è già qui. Per questo è ora di rompere le Catene del cibo e far fiorire Reti alimentari.
Yuri Michieletti