Un incontro per parlare di cibo, sistema alimentare e mense della nostra città
Uno dei workshop del corso “Comunicare la città sostenibile”, a cui ha partecipato un gruppo di giovani di Piacenza, è stato dedicato all’esperienza della mensa scolastica della nostra città, dove da 15 anni si è deciso di puntare sul prodotto locale e sulla costruzione di filiere in grado di fare arrivare ogni giorno sulla tavola degli alunni (e anche dei malati e medici dell’ospedale) cibi buoni, sani e tipici del territorio. I giovani partecipanti per approfondire questa esperienza hanno incontrato Giacomo Sala e Giovanna Scotti, della ditta Carnimarche che cura l’organizzazione delle filiere e i rapporti con le aziende del territorio.
Un punto focale del progetto (tradotto in un capitolato dì appalto che già nel 2011 introduceva i criteri del green procurement) riguarda la provenienza territoriale del prodotto e i metodi di coltivazione e allevamento, in un’ottica di sostenibilità, di rispetto dell’ecosistema e della comunità che vi abita.
Infatti le aziende coinvolte, dislocate in vari luoghi della provincia, sia in alta collina sia in pianura, forniscono i loro prodotti agricoli ottenuti con metodi non intensivi, attuando buone pratiche agricole di salvaguardia del territorio e valorizzazione dell’ambiente. I prodotti vengono acquisiti dalla ditta titolare dell’appalto, CIRFOOD, che li lavora nel centro pasti di La Verza alle porte della città. Le mense locali che ricevono la fornitura creano pasti sia per i bambini che per i malati percepiti dagli stessi molto più sani e buoni.
Come ci hanno spiegato Giacomo e Giovanna nel corso dell’incontro, soprattutto in questo periodo di pandemia sono state messe in luce nuove necessità: costruzione di nuove filiere, costruire nuovo valore e aumentare la resilienza delle comunità locali. Il covid-19 ha aumentato le differenze tra ceti sociali, colpendo più duramente i poveri e i lavoratori precari. Si è riscontrato un’ulteriore difficoltà nell’accesso al cibo di qualità. Questa situazione inaspettata ci ha confermato l’importanza di salvaguardare la salute e l’accesso garantito a tutti del cibo. Perciò è importante tutelare i piccoli produttori locali di montagna e collina, che garantiscono la valorizzazione del territorio e la tutela dell’ecosistema.
Grazie a progetti di educazione alimentare ed educazione al consumo, che affiancano e integrano gli aspetti tecnici della gestione dell’appalto, le nuove generazioni condividono e recepiscono questi principi, che nel futuro faranno la differenza: tutela del territorio dove abitiamo, cibo sano e prodotto da aziende locali medio piccole . E’ emerso come Grandi allevamenti industriali e grandi produzioni agricole che producono per multinazionali, hanno riscontri negativi sul suolo e le risorse naturali e sull’inquinamento.
La comunicazione gioca qui un ruolo fondamentale per sensibilizzare l’opinione pubblica, trovando canali dedicati a raggiungere target differenti di popolazione.
Al momento della sua nascita, nei primi anni 2000 (con un appalto ancora precedente a quello del 2011) il progetto mirava a soddisfare quindi differenti necessità: per le piccole aziende trovare un mercato di sbocco producendo un prodotto tracciabile di qualità e a basso impatto sull’ambiente, per la ristorazione pubblica quella di ampliare la disponibilità di prodotti sani.
Dopo 15 anni di esperienza emergono nuovi bisogni: per mantenere un volume alto di richiesta la speranza è quella di trovare nuovi mercati di sbocco nelle provincie limitrofe e ad avere un posto equo e vantaggioso sugli scaffali della grande distribuzione senza subire politiche sfavorevoli, assicurando un prezzo giusto e senza pretendere da loro grandi volumi, dando così una maggiore stabilità commerciale alle imprese locali. Per la nostra città rappresenta un valore aggiunto che la consacra come apripista e modello per tutta la ristorazione pubblica nazionale.
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